art 082 / 2010
Secret Stories
Brani
All The Gin Is Gone
Bess
Bachafillen
Off Spring
Terrible "T"
Mogie
Goldfinger
Sakara
Running Brooke
Not Quite That
Artisti
Daniele D'Agaro : Tenor Sax, Clarinet
Fulvio Sigurtà : Trumpet, Fluegelhorn
Mauro «8» Ottolini : Trombone
Bruno Cesselli: Piano and arrangements
Alessandro Turchet : Acoustic Upright bass
Maurizio Pagnutti : Drums
Descrizione critica

 Storie segrete: l’abbraccio con la tradizione
Secret Stories: embracing tradition
Il vigoroso tema di Jimmy Forrest All the Gin is Gone è il grimaldello che il Maurizio Pagnutti Sextet ha adoperato per schiudere le porte della tradizione; quella del jazz a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, periodo in cui tanti alfieri hanno rimarcato il loro legame con le radici della musica nera, in particolare il blues.
The energetic melody of “All the Gin is Gone” is used by the M.P. sextet as a master key to open the doors of tradition – that jazz tradition between the 50's and 60's when many great musicians fastened their ties with the roots of black music- the Blues in particular.
Lo ha fatto il tenorsassofonista autore della composizione di apertura che (dopo una carriera che lo ha visto collaborare anche con Ellington e Davis) ha conquistato la fama nel 1952 proprio con l’incisione rhythm’n’ blues Night Train.
That is exactly what the tenor sax player, author of the opening song did (after a long career and various cooperations with D. Ellington and M.Davis): he became famous in 1952 for writing the R&B tune “Night Train”.
Non la forma ma la sostanza del blues informa infatti All The Gin Is Gone che dagli studi di Chicago del 1959 giunge a noi rimodellata dal direttore musicale Bruno Cesselli che per l’occasione ha imbastito un inedito special poliritmico e una gustosa ed ironica coda.
“All the Gin is gone” bears the substance of the Blues, rather than its form. Bruno Cesselli, the Musical Director of the band, enriched the 1959 Chicago recording with an original “Shout” chorus and a tasteful and ironic Coda.
Perché l’abbraccio con la tradizione il Maurizio Pagnutti Sextet lo ha ingaggiato senza alcun intento di mostrarsi ossequioso. La trascrizione dei 10 brani non originali di “Secret Stories” è servita solo come punto di partenza; poi arrangiamenti nuovi di zecca, peculiari soluzioni improvvisative, singolari impasti timbrici hanno trasformato ciò che avrebbe potuto cadere nella asettica filologia in un tributo creativo (e affettuoso) ad una stagione della storia del jazz.
Because you see, embracing traditon is for the M.P. Sextet everything but an act of submission. Transcribing the ten cover songs recorded in the “secret stories” album was just a starting point: the brand new arrangements, the ingenious improvising areas and the unique tymbric manipulations transformed a potentially sterile “stylistic étude” into an affectionate and creative tribute to an entire jazz era.
Si raffrontini quale prova le incisioni originali di Bachafillen e Not Quite That che il trombonista Garnett Brown ha inciso nel 1966 con le versioni di questo CD. Ad esempio l’impiego di suggestive sezioni polifoniche nel tema di Bachafillen e nella coda di Not Quite That sono farina del sacco dei nostri musicisti.
La polifonia, scritta o improvvisata, è stata utilizzata con una certa parsimonia dai maestri dell’hard bop; qui invece questo colore attraversa alcune pagine di grande fascino quali l’introduzione e soprattutto la coda di Sakara di Francis Boland che risuona (bonariamente) minacciosa quanto la jungle ellingtoniana o l’introduzione ed il tema di Bess.
Let's compare the 1966 Garnett Brown's original recordings of “Bachafillen” and “Not quite that” with this Cd's version. The use of poliphonic sections in “Bachafillen”(head) and “Not quite That” (coda) are entirely original and sound typical of this group. It should be noted that improvised or planned counterpoint has quite scarcely been used by the Hard Bop masters: the opposite is true for this band. The contrapunctal color pervades many episodes of this album – see intro and coda of Francis Boland's “sakara”, Duke Ellington's “Jungle” and the intro/theme of “Bess”.
Certamente estraneo al movimento dell’hard bop ma non all’estetica del jazz il celeberrimo tema che il compositore John Barry scrisse per la pellicola omonima “Goldfinger”. L’autore di colonne sonore aveva studiato con il kentoniano arrangiatore Bill Russo e la sua musica, in particolare Goldfinger, risente di questi trascorsi. La nostra incisione ragionevolmente rinfocola i colori jazzy della partitura originale in virtù anche delle ispirate improvvisazioni, in particolare quella, che si snoda su una porzione del tema trasformata in vamp finale, del trombonista Mauro Ottolini.
“Goldfinger”, the famous John Barry melody, doesn't have much to do with Hard Bop. It is however very close to Jazz aestethics: let us not forget that the film composer studied with Bill Russo, the great kentonite arranger, and much of his music (“Goldfinger” in particular) shows it. This particular recording is much jazzier than the original, also due to the inspired improvisations - in particular Mauro Ottolini's trombone solo on the final vamp.
Egli per il suo solo in Goldfinger adotta la sordina plunger; e lo farà in altri passi del disco tra i quali il blues Terrible T per la quale improvvisazione impiegherà le spezie arabe della scala minore con un lirismo capace di allontanare qualsiasi frusto esotismo.
Ottolini chose to use his plunger mute for “goldfinger”. He did the same on quite a few other pieces on this record, for example on “Terrible T”, using also the arabian sounding “spices” of the minor scale, and he did it so lyrically that the solo is far away from any false exotism.
terrible T è di penna di Lee Morgan, in fondo il numero tutelare di “Secret Stories”, del quale sono rilette alcune composizioni piuttosto neglette come la luminosa Bess, la malinconica (con quel movimento cromatico discendente del basso) Mogie che nondimeno contiene una sfavillante sezione B, il già citato blues minore terrible T, assieme a opere che il trombettista affidò ad altri compositori come Off Spring della leggera penna di Milt Jackson e Running Brook di Wayne Shorter.
“Terrible T” is a Lee Morgan composition, and possibly the “Piéce de résistance” of the album. “Secret Stories” showcases some fairly neglected compositions, like the bright-sounding “Bess”, the melancholic (listen to that descenting chromaticism in the bass) “Mogie”, also sporting a sparkling B section, Milt Jackson's light sounding “Off Spring” and Wayne Shorter's “Running Brook”-
Questi titoli, scelti con acume da Pagnutti, furono riuniti nel 1960 nell’album “Here’s Come Lee Morgan”. Un disco che non ricevette alcun apprezzamento dalla critica, la quale mostrò addirittura disinteresse per la carriera di Morgan almeno sino al 1964. Per l’LP in questione, John Tynan, uno dei giornalisti di punta di Down Beat nella recensione del 24 novembre 1960 ebbe solo parole di rimprovero. Di ben altro atteggiamento i componenti del Maurizio Pagnutti Sextet, che hanno dimostrato la loro ammirazione per quelle musiche attraverso assoli straordinari e arrangiamenti mai banali; e neppure Running Brook ha fatto vacillare la loro fede.
These pieces, intelligently chosen by Maurizio Pagnutti, can be found on the 1960 album “Here's come Lee Morgan”: a record that was severely downthumbed by critics, who completely ignored Lee's work until at least 1964. Even John Tynan, one of the most important columnists for DownBeat, only had negative comments on this LP. Obviously the M.P. Sextet thinks different, and proves it paying his token of love and respect with extraordinary solos and fresh, surprising arrangements, always far away from clichè. Not even “Running Brook” seems to stump them.
La composizione mostra un tratto peculiare delle opere di Shorter della prima metà degli anni Sessanta: ampi percorsi armonici (il tema è di 64 misure) infittiti da accordi che spesso conducono a torsioni armoniche inaspettate. In particolare il sassofonista stava sviluppando in quel periodo la propria visione di quelle relazioni di terza che mandavano in sollucchero John Coltrane e che proprio in Running Brook mostrano la loro prima occorrenza.
“Running Brook” is a typical Wayne Shorter's early '60s work. It breathes in very wide phrases (64 measure form), often spiced up by sudden unexpected harmonic twists. More specifically Shorter was working in that period on those mediant relationships Coltrane loved so much.
Insomma i musicisti di “Secret Stories” (probabilmente a differenza del recensore di Down Beat) erano ben consapevoli delle insidie nascoste in quelle pagine, eppure a testa alta le hanno comunque affrontate, tutte. A noi ascoltatori sono giunte profondamente trasformate s’intende; perchè l’agonistico jazz non conosce altro modo per rendere omaggio alla tradizione.
Finally, the musicians on “Secret stories” (possibly unlike Down Beat columnists?) were well aware of the dangers hidden in those pieces, and faced them all without a wink. Those songs were deeply transformed before reaching us. That's the only way jazz knows to pay its respect to tradition.

Luca Bragalini

Thank you from the bottom of my heart to all the musicians who did participate in this project:
to Daniele d'Agaro for finding the right spirit in choosing the composers, to Bruno Cesselli for the arrangements, to Mauro Ottolini and Fulvio Sigurtà for their precious musicality, to Alessandro Turchet for his solid timing. Especially, thanks to Stefano Amerio, Igor Tullio and Luca D'Agostino for their high level of professionalism. A heartfelt token of gratitude goes to Patrizio and Fabio from the “Immagini” studio in S. Daniele del Friuli for the cover photo; to Lucio, sons and complete staff at CVL drums in Chioggia for crafting such awesome instruments, to ROLL for the drumsticks and to Luca Bragalini for the liner notes.

Maurizio Pagnutti plays:
Beech ®CVL DRUMS,
®ZILDIJAN Costantinople cymbals,
®REMO Ambassador heads,
®DW pedals and hardware,
®ROLL sticks and bass drum beaters.

Bruno Cesselli plays on ®Fazioli F278 Grand Piano

Recorded, mixed and mastered by Stefano Amerio
artesuono recording studios - Cavalicco (Udine) - Italy

Cover photo: Studio "Immagini", San Daniele del Friuli
Musicians photos: Luca D'Agostino Phocus Agency
Graphic design: Igor Tullio

Produced by Maurizio Pagnutti - Drum Ethics Associazione Musicale

Drum Ethics Associazione Musicale
Via Soprapaludo, 9 - 33038 San Daniele del Friuli (UD)
tel.+39 335 6672731 - www.mauriziopagnutti.it - m.pagnutti@libero.it

artesuono produzioni musicali & recording studios
Via Molin Nuovo 16 - 33010 - Cavalicco (Udine) - Italy
tel. +39 0432 570754 - www.artesuono.it - info@artesuono.it

C & P 2010 - Amerio Stefano Edizioni Musicali - Art 082 - Siae

 

Daniele D'Agaro Tenor Sax, Clarinet
Fulvio Sigurtà Trumpet and Fluegelhorn
Mauro «8» Ottolini Trombone
Bruno Cesselli Piano
Alessandro Turchet Acoustic Upright bass
Maurizio Pagnutti Drums